Elettra
dal 9 maggio 2025 – h 19.00
repliche fino al 6 Giugno
Teatro Greco , Fondazione INDA, Siracusa
Opera di | Sofocle
Regia | Roberto Andò
Traduzione | Giorgio Ieranò
Scene e disegno Luci | Gianni Carluccio
Costumi | Daniela Cernigliaro
Musiche | Giovanni Sollima
Suono | Hubert Westkemper
Movimenti | Luna Cenere
Assistente alla regia | Luca Bargagna
Assistente scenografo | Sebastiana Di Gesù
Assistente costumista | Pina Sorrentino
PEDAGOGO | Danilo Nigrelli
ORESTE | Roberto Latini
ELETTRA | Sonia Bergamasco
CORIFEE| Paola De Crescenzo, Giada Lorusso, Bruna Rossi
CRISOTEMI| Silvia Ajelli
CLITEMNESTRA | Anna Bonaiuto
EGISTO | Roberto Trifirò
PILADE | Rosario Tedesco
Capo Coro | Simonetta Cartia
In ideale continuità con la Clitennestra che nel 2023 trasse da La casa dei nomi di Colm Toibin, Roberto Andò affronta ora l’Elettra di Sofocle, tragedia imperniata sui temi della vendetta e della complessità dei vincoli familiari. Addolorata e assetata di giustizia per l’omicidio del padre, compiuto dalla madre Clitennestra e dal suo amante Egisto, Elettra, insieme al fratello Oreste, intraprende un cammino di sofferenza in cui non c’è spazio per rimorso o pentimenti e che culminerà in decisioni irrevocabili.
«Il palazzo di Micene è un edificio-natura morta», scrive Andò nelle sue note, «un luogo carico di stragi dove il tempo appare immobile, e in cui sembra non accada più nulla. Ad abitarlo, oltre ai viziosi regnanti, è una giovane donna lacera, ossessionata dall’idea della vendetta. Qui Elettra, eroina del dolore, può solo riattivare iterativamente il flusso vertiginoso delle sue emozioni. Mentre cova la vendetta, si strugge per l’orrenda morte del padre, Agamennone, giurando di esservi sempre fedele. Quando esce dal palazzo sfidando gli occhi di chi la controlla, Elettra accenna pochi passi clandestini, sempre gli stessi, poi torna a fermarsi sulla soglia della casa paterna. Schiacciata dalla sofferenza, non può che ripetere il suo lamento ossessivo, evocando una vendetta che è ancora lontana. Noi, che la mettiamo in scena oggi, ipotizziamo che la sua unica consolazione sia la musica. Elettra suona il piano e lascia che la sua pena si sciolga nelle note, che nel suono si raccolga l’ombra della sua anima infelice».
credits
produzione Inda – Istituto Nazionale del Dramma Antico, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
“Il coro, in questa versione dell’Elettra, è una comunità di donne. Abita e muove lo spazio; lo riempie e lo svuota ritraendosi come una marea. Con la sua presenza amplifica il tema dell’attesa e con le sue azioni collabora alla smaterializzazione del confine tra lo spazio pubblico e privato della tragedia.
Insieme al regista Roberto Andò ho scelto di coinvolgere tutte le allieve dei corsi di formazione dell’Accademia del dramma antico per poter lavorare su un paesaggio al femminile che potesse stagliarsi tra le rovine, attraversare come uno sciame lo spazio o farsi esso stesso elemento integrante della meravigliosa scenografia ideata da Gianni Carluccio.
Ispirata dalla definizione di genesi del movimento di matrice Baushiana, immagino questi corpi come mossi dagli accadimenti, dalle emozioni di Elettra e dalla potenza della musica di Sollima. La scrittura delle partiture di movimento mantiene questo riferimento ponendo una particolare attenzione alle posture e ai dettagli del gesto.” L.C.